Minuto Settantotto

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Se una “carogna” ha ragione

Venerdì 27 novembre 2020, mezzogiorno circa, decido di fare un test. Apro Google News sul browser, digito nella barra di ricerca la parola “Speziale”, limito l’arco temporale agli ultimi sette giorni e aspetto i risultati. Dieci i link a riguardo: sei riguardano Antonino Speziale, il giovane ultrà catanese condannato a otto anni e otto mesi di carcere per la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti avvenuta il 2 febbraio 2007 a margine della partita Catania-Palermo (e non commento i contenuti nel merito); altre quattro fonti si riferiscono invece a un piccolo luogo della Puglia, Speziale appunto, frazione del comune di Fasano in provincia di Brindisi.
Stesso esperimento banale, e grosso modo stesso risultato quantitativamente modesto, con le funzioni ricerca di Facebook (eccessivamente randomica) e Twitter (al punto che l’intelligenza social arriva a domandarmi preoccupata “forse cercavi spaziale?”).

Faccio un altro tentativo per pura curiosità, quindi, e chiedo a Google News di cercare le notizie dell’ultima settimana relative a “Genny ‘a Carogna”. Saltano fuori ben quattro fonti, due riguardano un rimprovero che l’ex ultras del Napoli avrebbe rivolto a Lavezzi incontrato di notte in discoteca; le altre due, invece, un’auto rubata al calciatore della Lazio Milinkovic-Savic e sulla quale avrebbe fatto un giro anche un tale Genny ‘a Carogna però soltanto omonimo per soprannome del Genny ‘a Carogna più famoso, ossia Gennaro de Tommaso alias il leader della curva napoletana salito alle cronache nel maggio 2014 (e daspato per otto anni) con l’accusa di aver “trattato” il via alla finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, giocata dopo il ferimento a morte di Ciro Esposito a seguito di un colpo di pistola per il quale è stato condannato in cassazione l’ultrà romanista Daniele De Santis.

Se estendessi la ricerca all’ultimo anno, i risultati sull’argomento sarebbero infiniti. Dopo l’arresto per associazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale, l’indagine per traffico internazionale, quella per camorra, un telefono detenuto irregolarmente nel carcere di Poggioreale (anche) per guardare le partite del Napoli e l’inizio del percorso di collaborazione con lo Stato, De Tommaso lo scorso ottobre si è ritrovato infatti ancora in prima pagina a causa dell’arresto del 18enne figlio Ciro, accusato di una rapina finita in tragedia con l’omicidio del suo compagno di quella sera, Luigi Caiafa, ragazzino minorenne colpito a morte da un agente di polizia in borghese.

Mi sono perso, come sempre.
Il risultato di questa indagine per nulla statistica, e quindi anti-scientifica, dice però una cosa chiara: ci piace leggere e sentir parlare di Genny ‘a Carogna! È un dato di grammatica giornalistica. Al lettore interessa, e il giornalista dà, dovrebbe essere al contrario ma ormai è tardi per invertire la rotta. Il fatto, poi, che ci vada di mezzo la bolla ultras è quasi secondario, serve più che altro a spargere un po’ di sale sul racconto.
Già. Perché anche Antonino Speziale, era (è) un ultrà, ma non basta evidentemente affinché si parli di lui, di questo 25enne con seri problemi di salute (è affetto da obesità morbigena e apnee notturne), che si trova in carcere per il caso sopra citato da quando di anni ne aveva diciassette, e sulla cui colpevolezza ci sono zero conferme e invece una marea di dubbi. Ultimi quelli lanciati dalla ricostruzione tv di una trasmissione che non amiamo, Le Iene. Una donna vicina alla famiglia Raciti avrebbe sentito, durante la sepoltura dell’ispettore, un poliziotto rivolgersi così al padre della vittima:

«Le dobbiamo porgere le scuse in quanto polizia perché è stato un errore di un collega nel fare la manovra».

Non una novità, perché sin da subito dopo i fatti, una piccolissima parte dell’informazione prese a sostenere la tesi dell’incidente causato dalla retromarcia frettolosa di un discovery di polizia. L’avvocato Lipera, difensore di Speziale, teme che la rivelazione non produrrà effetti: «Dopo la messa in onda della puntata la procura non ha mosso un dito». In questa storia, infatti, qualsiasi strada utile a provare l’innocenza di Speziale è stata sempre aspramente combattuta (merito qui al Riformista, che se n’è occupato in modo importante).
Come quando i giudici romani della suprema corte di Cassazione annullarono l’ordinanza di custodia cautelare sottolineando «l’esistenza di lacune indiziarie», e i pm derubricarono il reato da omicidio volontario a preterintenzionale per riaprire l’indagine e confermare il carcere, senza trovare in ogni caso alcun indizio a favore dell’ipotesi di omicidio causato dal lancio di un sotto-lavello staccato dai bagni dello stadio catanese.

La detenzione terminerà il 15 dicembre.
Siamo sicuri che, anche allora, troveremo scarso materiale sul tema; ed è ancor meno probabile che si scriverà di un’ultrà uscito dal carcere dopo aver scontato una pena da innocente. O magari, chissà, potremo leggere che «si è avverata la scritta sulla maglia di Genny ‘a Carogna»: Speziale Libero.

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