Nell’Inghilterra degli anni 80, con i white power skinheads per le strade e nelle terraces, era vivamente consigliato non essere due cose: nero e gay. La storia di oggi parlerà di Justin Fashanu: nero e gay.
19 Febbraio 1961, Hackney Village, nord-est di Londra. Da padre nigeriano e madre guyanese (al tempo ancora agli ordini di Sua Maestà. La Guyana, non la madre) nasce Justin Soni Fashanu, allevato però in seguito da Alf e Betty Jackson, che porteranno Justin e il fratello minore John ad Attleborough. Ci son due neri nel Norfolk. Bella questa.
Con i piedi ci sanno fare entrambi i fratelli Fashanu, ma Justin un po’ di più. A 18 anni esordisce con il Norwich City (la squadrona più vicina a casa Jackson), dove resterà fino al 1981, quando lascerà il Norfolk per diventare il primo “One million man” nero. Nottingham Forest di Brian Clough, l’inizio e la fine.
A Nottingham le cose non vanno per niente bene, forse anche per la pressione di quel milione sganciato da Cloughie, ma il problema maggiore non fu l’atteggiamento di Justin in campo, ma quello fuori. Precisamente dopo la mezzanotte. “Dove vai se vuoi una pagnotta?”, chiese Clough al termine di un allenamento dopo aver chiamato Fashanu da parte, “Da un fornaio, immagino”. “Dove vai se vuoi un cosciotto d’agnello?” “Da un macellaio”. “E allora spiegami perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci?” Gelo. Fashanu lasciò i Garibaldi Reds per un prestito a Southampton, poi tornò a Nottingham ma dall’altra parte del River Trent, Notts County, poi al sole di Brighton dove parte un ginocchio. Lo stop è impressionante: 4 anni a casa e nell’88 si parte per l’America: Los Angeles Heat. La carriera di Fashanu però continuava ad essere boicottata da quelle continue voci che volevano di lui un omosessuale, tanto pressanti che lo costrinsero nel 1990 (nel frattempo tornò in Inghilterra) a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. Ovviamente la decisione fu presa con grande ostilità: se una persona apertamente di sinistra (iscritto al Partito Laburista) come Brian Clough lo aveva tacciato come “fottuto finocchio”, le teste rasate con il braccio teso che infestavano gli stadi inglesi non si sarebbero di certo voltati dall’altra parte. Il problema non fu legato solamente ai neonazisti inglesi, ma anche da avversari che non ti aspetteresti: Justin fu “un affronto, un danno d’immagine e un uomo patetico e imperdonabile” per la comunità nera inglese, mentre il fratello John, stella del Wimbledon, lo ripudiò pubblicamente.
La carriera di Fashanu durerà fino al 1997 con delle insignificanti parentesi scozzesi, svedesi e neozelandesi. La parte più tristemente nota della vita del ragazzo di Londra si verifica nel 1998, Maryland.
Il 25 marzo 1998 alla polizia di Ashton Woods si presentò un diciassettenne del luogo affermando di aver subito una violenza sessuale da parte dell’attuale allenatore dei Maryland Mania Club, Justin Fashanu. Secondo il racconto del ragazzino Fashanu lo avrebbe stordito attraverso la marijuana per poi abusare di lui sessualmente. Justin si mostrò collaborativo in toto ma sapeva a cosa stava andando incontro: il ragazzo aveva detto agli agenti di essersi svegliato con Fashanu intento a praticare del sesso orale e nel Maryland del 1998 era in vigore la cosiddetta legge anti-sodomia che puniva il sesso orale (non solo in un rapporto omosessuale, anche tra marito e moglie) con il carcere.
Justin decide di scappare in Inghilterra per cercare il sostegno di amici e di qualche avvocato per provare a difendersi, ma il 3 maggio 1998 si accorse di essere solo al mondo. “Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto “no”, mi ha detto: Aspetta e vedrai”.
Justin Soni Fashanu si impiccò in un garage a Shoreditch, Londra nord, mentre in Maryland il processo a suo carico veniva archiviato per mancanza di prove.
“Spero che qualcuno lassù mi accolga: troverò la pace che non ho avuto in vita”.
Speriamo tu l’abbia trovata, Justin.
Speriamo davvero.
Aprile 8, 2015