Per il vero appassionato di calcio, quello che “mi dispiace amore, stasera non posso uscire… [scusa random tra malattia, esami e lavoro]” e poi fa partire Football Manager perché ha la semifinale playoff di Conference North da giocare, stemmi e maglie dei club rappresentano una perversione estremamente eccitante. Scavare tra storie remote, portando alla luce aneddoti incredibili da poter sfoggiare davanti a una birra con i propri amici, agli occhi del fanatico ha la stessa valenza dello studio dei geroglifici per un egittologo ottocentesco.
Gli stemmi, in particolare, possono regalare soddisfazioni indicibili. E se in molti conoscono il significato di quelli più noti, quando si passa alle squadre meno famose si aprono mondi inesplorati. Ecco spiegati i moltissimi articoli che si trovano in rete su questo tema (molto godibile la Logopedia di Crampi Sportivi, mentre per gli appassionati di calcio british consigliamo lo spettacolare Football Crests), miniere di informazioni estremamente preziose.
Minuto Settantotto, come ben sapete, privilegia l’aspetto politico della pratica calcistica. Ciò non significa, tuttavia, che anche qui il lato “nerd” del pallone non sia sviluppato, tutt’altro. Sommando questi due elementi, il risultato non poteva che essere uno: la rassegna degli stemmi più operai del calcio mondiale.
Abbiamo escluso tutti quei club di origine proletaria che non hanno inserito segni tangibili nel loro emblema, privilegiando dunque chi ha deciso di omaggiare la propria storia a partire dal simbolo per eccellenza di ogni squadra. Non abbiamo fatto una classifica, metodo che rispecchia la visione capitalista del mondo; abbiamo invece raggruppato gli stemmi secondo il settore di provenienza. Alcuni club non sono stati inseriti di proposito per evitare ripetizioni, altri sicuramente ci saranno sfuggiti; se volete contribuire (e vi invitiamo caldamente a farlo) scrivete nei commenti quali abbiamo scordato. Chissà che non esca fuori, prima o poi, una vera e propria enciclopedia del calcio operaio.
Minatori
Il rapporto che lega le miniere alla città che vi sorgono attorno è talmente viscerale da risultare quasi incomprensibile per chi non lo conosce direttamente. La miniera è un mostro che fagocita luce, energie e vite, eppure dà quel minimo di sostentamento indispensabile per le famiglie di chi ci lavora ed è per questo protetta e amata, anche se di un amore che si confonde ogni istante con l’odio.
Non c’è dunque da stupirsi se molte delle squadre di città minerarie sfoggiano orgogliosamente i simboli dei minatori, su tutti i celebri martelli incrociati (che, per estensione, rappresentano spesso l’intera working class, specie nel Regno Unito). Alcune, come lo Shakhtar Donetsk, ne hanno rimpicciolito le dimensioni nel corso degli anni, altre invece continuano fieramente ad esibirli in primo piano.
Come fanno i bulgari del PFC Minyor Pernik, club di terza divisione che già dal nome (Minyor significa minatori) rivela chiaramente il mestiere dei suoi fondatori.
I Чуковете (martelli in bulgaro) sono una piccola squadra di una piccola città, Pernik (70.000 abitanti circa), che nel corso del ventesimo secolo ha goduto di una notevole crescita economica grazie alle sue miniere di carbone. Il Minyor ha come miglior risultato un quarto posto nel campionato di prima Divisione del 1936, anche se è famoso soprattutto per la violenza della propria tifoseria, acerrima rivale del Levski Sofia e, più in generale, di tutte le squadre della capitale.
Lo Sport Clube Mineiro Aljustrelense rappresenta una città ancor più piccola, Aljustrel, che conta meno di 10.000 abitanti. Si tratta di una località nota fin dall’epoca romana per le miniere di ferro (Metalum Vispascensis, dal nome latino di Aljustrel, Vipasca): le tavole bronzee di Vipasca, rinvenute tra la fine del 1800 e l’inizio del ‘900, rappresentano una documento eccezionale riguardo alle politiche di sfruttamento minerario dell’Impero.
Lo stemma dell’Aljustrelense è molto curioso: oltre ai martelli incrociaiti c’è infatti il disegno stilizzato delle ruote di un carrello, strumento indispensabile per il lavoro in miniera. Il club la scorsa stagione ha giocato nel Campeonato Nacional de Seniores, la terza divisione del calcio portoghese, retrocedendo dopo i playout. Nella sua storia non è mai riuscito a conquistare la Seconda Divisione, configurandosi come la tipica squadra umile di un’altrettanto umile città mineraria.
A sfatare questo assunto è il Club de Deportes Cobresal di El Salvador, città cilena costruita alla fine degli anni ’50 per ospitare i lavoratori della miniera di rame aperta dagli statunitensi dell’Anaconda Copper Mining Company. Nel 1971 Allende nazionalizzò il rame e la miniera passò sotto il controllo della cilena Codelco. Il Cobresal venne fondato nel 1979, secondo alcuni su preciso impulso del governo di Pinochet, desideroso di dare una valvola di sfogo ai bellicosi (e sinistrorsi) minatori della zona.
Nel 2015 il club ha vinto il campionato Clausura, secondo trofeo nazionale di rilievo dopo la Copa Chile del 1987. È però a rischio la sua permanenza a El Salvador: anche se la Codelco ha recentemente annunciato di voler proseguire l’estrazione di rame fino al 2021, la chiusura della miniera è un’eventualità sempre presente. E, in quel caso, al Cobresal non resterebbe che emigrare, visto che la cittadina verrebbe abbandonata nel giro di poche settimane.
Veramente affascinante lo stemma del Barnsley F.C., splendido per come sa unire il tradizionale coat of arms ai due esponenti della working class cittadina. Barnsley è infatti nota per le miniere di carbone e l’industria del vetro, rappresentate dai due lavoratori ai lati dell’emblema centrale: a sinistra un soffiatore con la sua canna, a destra un minatore in compagnia dell’inseparabile piccone.Il Barnsley FC non è un club di primo piano, pur vantando una storia iniziata nel 1887 e caratterizzata dal numero più alto di stagioni trascorse in Seconda Divisione tra tutte le squadre inglesi (76). Nel 1912 i Tykes vinsero la FA Cup, il primo e l’unico trofeo di rilievo nella loro bacheca. Nel 2007/08 furono protagonisti di una fantastica cavalcata ancora in FA Cup, sbattendo fuori Liverpool e Chelsea prima di perdere in semifinale con il Cardiff. Attualmente il Barnsley milita in League One, in attesa di tornare almeno in Championship… o, perché no, in Premier, dove ha fatto la sua ultima apparizione nel 1998. Sarebbe bello vedere il soffiatore di vetro e il minatore del South Yorkshire alle prese con gli sceicchi e gli oligarchi russi.
Pescatori
Grimsby, uno dei porti principali dell’Humberside, possiede un mercato ittico tra i più grandi del paese. Il Grimsby Town, ora in Conference Premier in seguito alla crisi finanziaria patita a inizio 2000, è il club più importante della zona, con due semifinali di FA CUP raggiunte, 12 stagioni in massima serie e 49 in Seconda Divisione. Tra i suoi allenatori vanta l’immenso Bill Shankly, mentre sul podio dei giocatori più forti della sua storia, secondo un sondaggio tra i tifosi del 2006, al terzo posto c’è Ivano Bonetti. Bonetti giocò un solo anno con i Mariners, ma entrò subito nel cuore della gente donando la metà della cifra (100.000 sterline) richiesta dalla società americana che deteneva i suoi diritti di immagine al momento del trasferimento, pena l’annullamento del contratto. Il giocatore lasciò Grimsby dopo che il manager Brian Laws, arrabbiato per una sconfitta, gli tirò contro un piatto di ali di pollo fratturandogli uno zigomo.
Lo stemma rappresenta chiaramente la vocazione cittadina: un peschereccio sormonta tre pesci rossi, che secondo alcuni (ma non è confermato) richiamerebbero i Tre Leoni inglesi. Curiosità: il Grimsby Town è una delle pochissime squadre ad avere lo stadio di casa in una città diversa dalla sede sociale, la vicina Cleethorpes. Per questo motivo i tifosi bianconeri, con classico humor inglese, sostengono di giocare perennemente in trasferta.
Anche gli scozzesi del Peterhead FC hanno voluto rendere omaggio all’attività principale della loro città, come si vede chiaramente dall’emblema del club.
Impossibile dire se il pesce e il pallone siano stati catturati da una rete da pesca, oppure se il primo stia incornando il secondo in una porta da football.
The Blue Toon ha militato fino al 2000 nella Highland League, quindi è stato inserito nel meccanismo della Scottish Football League. Da allora ha vinto un campionato (la League Two del 2013/2014) e raggiunto una finale di coppa, la Scottish Challenge Cup, che disputerà il prossimo 10 aprile contro i Rangers di Glasgow. Se mai vi troverete a parlare di questo club, non dimenticate di sottolineare che Peterhead è la città più a est di tutta la Scozia.
Acciaio
L’acciaio è duro, ma le città dove viene lavorato sono ancora più dure. Alcune di esse sono talmente dure da volerlo mettere in chiaro anche quando giocano a calcio: oggi non c’è trippa per gatti, ragazzi. Oggi giocate contro l’acciaio.A Scunthorpe, la cosiddetta Industrial Garden Town, c’è il complesso siderurgico più grande d’Inghilterra. E poco altro. Lo Scunthorpe United FC è uno dei principali passatempi per la gente del posto, anche se non ha mai regalato grandi soddisfazioni. Ma di certo nessun avversario va a Glanford Park a fare una scampagnata.
Il pugno chiuso che stringe una trave di metallo non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Il soprannome del club, non proprio a sorpresa, è The Iron, come riporta la scritta sulla trave. Nonostante abbia giocato al massimo in Seconda Divisione, lo Scunthorpe ha avuto tra le sue fila due fuoriclasse assoluti come Ray Clemence e Kevin Keegan. Nel novembre del 2006 il manager Brian Laws (sì, quello del piatto lanciato in faccia a Bonetti) fu esonerato: al suo posto venne nominato allenatore ad interim il fisioterapista Nigel Adkins, che fece tanto bene da guadagnarsi la conferma e condurre alla promozione in Championship la squadra; fu allora che i tifosi idearono un canto divenuto celebre: “Who needs Mourinho, we’ve got our physio“. Oggi Adkins è il manager dello Sheffield United, mentre Laws commenta le partite del Nottingham Forest.
Restiamo in Inghilterra e spostiamoci di poco più di 250 km a sud per arrivare a Braintree, nell’Essex, cittadina di circa 50.000 abitanti. La squadra del posto è il Braintree Town FC, The Iron (guarda un po’ il caso).
La squadra nacque nel 1898 come Manor Works, squadra aziendale della Crittall Window Company, fabbrica che produce tuttora strutture per finestre in acciaio (furono suoi gli oblò del Titanic). Nel corso degli anni ha cambiato più volte il nome fino ad arrivare a quello attuale, ma non ha mai dimenticato le sue origini operaie, tanto da voler inserire il profilo di un’industria nel proprio stemma. Il Braintree Town ha militato per decenni nelle serie minori inglesi, quali Southern League e Isthmian League, quindi è stato promosso in Conference South (ultimo gradino della Football League) nel 2006. Attualmente passa le sue domeniche sui campi della Conference Premier.
Sestao è una piccola cittadina vicino a Bilbao, nei Paesi Baschi. Non è bella. Non ha monumenti famosi, paesaggi romantici o musei imperdibili. È una città industriale dove si lavora l’acciaio e si costruiscono navi, e i suoi abitanti sono duri come una pressa da altoforno. A Sestao abitano poco più di 30.000 persone. Una volta a settimana, quasi 9.000 di queste vanno a Las Llanas, il vecchio stadio, e sostengono la loro squadra. Una squadra piccola ma che non si è mai piegata alle difficoltà. Il suo motto, Algo más que el orgullo de un pueblo, mostra alla perfezione cosa rappresenti per la città.
Il Sestao Sport Club, dopo una lunga storia e tante soddisfazioni (17 stagioni in Segunda e una promozione in Primera sfiorata nel 1987), scomparve nel 1996, sommerso dai debiti. Ma Sestao è acciaio, è fuoco, è lotta. Lo stesso anno nacque così il Sestao River Club, che ripartì dalla Segunda División de Vizcaya e in breve approdò in Segunda B, la terza serie del calcio spagnolo, dove gioca ancora oggi. In neroverde hanno militato due ex allenatori dell’Athletic Club: José Luis Mendilibar (attuale tecnico dell’Eibar) ed Ernesto Valverde, tuttora sulla panchina dei Leoni.
C’è una città in Scozia che si identificava totalmente con il suo acciaio, un po’ come avviene in Italia con Terni: era Motherwell, in North Lanarkshire, conosciuta anche come Steelopolis (città dell’acciaio). La crisi siderurgica degli anni ’80 ha portato alla chiusura di quasi tutte le acciaierie locali, ma la gente di Motherwell è ancora attaccata a quel passato. Ecco spiegato il significato dello stemma della squadra della città, il Motherwell FC (i cui giocatori sono chiamati Steelmen).
In alto gli abeti, alberi tipici della zona; al centro un pallone; in basso il profilo della Motherwell Ravenscraig Steelworks, la più grande acciaieria cittadina, chiusa nel 1992 con dolorosissime conseguenze sociali. Il Well ha vinto un campionato, due Scottish Cup e una Scottish League Cup, anche se gli ultimi successi risalgono a 25 anni fa. Il terzo soprannome della squadra è The Dossers (gli scansafatiche): secondo alcune fonti deriverebbe dai pisolini che gli operai delle acciaierie schiacciavano durante i turni di notte.
Ferrovieri
Nei paesi del Patto di Varsavia, Unione Sovietica in testa, ogni istituzione pubblica aveva una propria squadra di calcio. Le Ferrovie di Stato, chiaramente, non facevano eccezione. Ancora oggi esistono molte società dell’Est che mantengono nel nome Lokomotiv. La più celebre, che non ha bisogno di presentazioni, è il Lokomotiv Mosca. Questo è il suo stemma, altrettanto famoso.
Da notare come il Lokomotiv Mosca sia stato l’unico dei cinque grandi club della capitale a non laurearsi campione dell’Unione Sovietica; si è invece aggiudicato due titoli russi nel 2002 e nel 2004.
Tra i vari “scudetti” delle squadre dei ferrovieri è facile notare la sovrabbondanza del ricorso alla ruota alata (presente anche in quello dei moscoviti), mentre sono meno numerosi gli stemmi che utilizzano l’immagine del treno. In quest’ultima categoria, il Lokomotiv Sofia è davvero degno di menzione.
L’idea del movimento è sintetizzata in modo fantastico dalla miniatura presente nel cerchietto al centro dell’emblema del club bulgaro. Che purtroppo ha smesso da poco di correre: dopo quattro titoli e varie partecipazioni europee, nel 2015 il club è fallito e ora milita in quarta serie.
Fondato nel 1907 come Kolozsvári Vasutas Sport Club (Club Sportivo dei Ferrovieri di Kolozsvár), il CFR Cluj è una delle maggiori realtà del calcio rumeno nel nuovo millennio, con tre campionati, tre coppe e varie partecipazioni europee (nel 2012/13 fu eliminato dall’Inter ai sedicesimi di Europa League).
Tra i vari allenatori del Cluj ci sono stati tre italiani: Bergodi, Trombetta e Mandorlini; quest’ultimo ha vinto un campionato e una coppa prima di essere esonerato. Gli amanti dei calciatori fuori moda dovrebbero essere grati al Cluj, l’unico club europeo ad aver creduto nelle (enormi, in tutti i sensi) qualità di Cristian “el Ogro” Fabbiani.
Works Team
Le squadre aziendali (in inglese works teams) sono numerose in tutto il mondo, basti pensare a esempi notissimi come PSV (Philips), Bayer Leverkusen, Wolfsburg (Volkswagen), Evian (Danone) o Sochaux (Peugeot).
Alcuni club minori sono andati oltre, inserendo nel loro stemma un riferimento diretto e inequivocabile al marchio di riferimento. Ne abbiamo scelti due, davvero particolari.
Fondato nel 1965 dai saldatori dei cantieri navali Harland&Wolff di Belfast, l’Harland & Wolff Welders FC milita nella Championship nordirlandese. I colori del club, il giallo e il nero, furono scelti per ricordare le enormi gru della H&W, una delle quali fa bella mostra di sé al centro dello stemma, proprio sopra il logo dell’azienda. La nave più celebre uscita dai cantieri dell’azienda? Un transatlantico piuttosto conosciuto: l’RMS Titanic.
A un tiro di schioppo da Chester, ma già in territorio gallese, Broughton è un paesino di 6.000 abitanti la cui squadra gioca nella Welsh Premier League. A Broughton tutto ruota intorno alla fabbrica dell’Airbus UK, dunque è piuttosto normale che nello stemma del club (l’Airbus UK Broughton FC) campeggi un aereo della compagnia.
Il soprannome della squadra è Wingmakers, perché a Broughton vengono realizzate le ali degli Airbus. Due volte secondo in campionato negli ultimi anni, il club sembra pronto a spiccare il volo (ah ah ah) verso la vetta del calcio gallese. Quando gioca in Europa viene rinominato AUK Broughton a causa delle regole UEFA che vietano sponsorizzazioni palesi.
Di tutto un po’
La Bolivia è uno dei paesi sudamericani più ricchi di petrolio. I lavoratori collegati all’industria petrolifera sono numerosi, e vista la passione boliviana per il calcio non è strano imbattersi in vari club fondati dagli operai delle compagnie di estrazione. Il più celebre è indubbiamente il Club Deportivo Oriente Petrolero, nato nel 1955 su iniziativa dei dipendenti della YPFB (Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos).
Con quattro campionati, una coppa nazionale e diciannove partecipazioni alla Copa Libertadores (miglior risultato i quarti di finale raggiunti nel 1988), i Refineros sono una delle migliori formazioni della Bolivia, anche perché non sono mai retrocessi dalla Prima Divisione (primato che condividono unicamente con il The Strongest). Lo stemma del club omaggia sia la città di Santa Cruz de la Sierra, il cui simbolo sono le due croci rosse, sia le origini “petrolifere” dei primi giocatori. Le quattro stelle dovrebbero rappresentare i quattro titoli boliviani, mentre le undici in alto sono un mistero ancora irrisolto.
R.D. Proletarskaja Kuznica, in italiano Forza Proletaria: impossibile non inserire in questa guida il Torpedo Mosca, nato proprio come Proletarskaja Kuznica nel 1924 grazie all’operato di alcuni sindacalisti. Sei anni più tardi divenne la squadra aziendale dell’Avtomobilnoe Moskovskoe Obščestvo (AMO), una fabbrica di automobili, assumendo il nome attuale nel 1936. Lo stemma del Torpedo è probabilmente uno dei più belli ed eleganti visti fin qui.
E quell’auto, poi… davvero spettacolare. I bianconeri di Mosca sono stati una squadra dal passato glorioso e possono vantare di aver avuto nelle loro fila uno dei più gradi giocatori russi di ogni tempo, il “Pelé Bianco” Ėduard Anatol’evič Strel’cov. A causa di enormi problemi finanziari il nuovo millennio è stato ricco di delusioni, l’ultima della quale recentissima: la scorsa stagione il Torpedo è retrocesso sul campo in seconda divisione, quindi ha perso un’ulteriore categoria a causa dei debiti.
A far compagnia all’Harland & Wolff Welders nella seconda serie nordirlandese c’è il Ballyclare Comrades FC, che meriterebbe una menzione anche solo per quel “compagni” piazzato nel nome. Lo stemma del club è uno dei pochissimi che abbiamo trovato con dei riferimenti precisi al più nobile dei lavori: l’agricoltura.
Gli elementi fondamentali sono tre: il Six Mile River, un mulino ad acqua e una pianta, simbolo della fertilità dell’area di Ballyclare, coltivata con successo da generazioni. Il club fu fondato nel 1919 dai reduci della Compagnia C del 12th Royal Irish Rifles (quasi tutti provenienti dalla Contea di Antrim), che combatterono sulla Somma e in molte altre sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale: ecco spiegata l’origine di Comrades.
Mladenovac è una città serba sede di molte delle principali aziende del Paese. Lo stemma dell’OFK Mladenovac, la squadra locale, è un chiaro segno della vocazione industriale del posto.
Il club milita nella terza serie del calcio serbo e, nonostante sia stato fondato nel 1924 in una città economicamente interessante, ha disputato al massimo sette stagioni in Seconda Divisione.
Portland è la capitale statunitense dell’industria del legname. Sullo stemma dei Timbers, il club cittadino che milita nella MLS, troneggia un’ascia che rimanda inequivocabilmente ai moltissimi boscaioli che lavorano in Oregon.
I Timbers hanno vinto proprio pochi giorni fa la prima MLS Cup della propria storia, sconfiggendo 2-1 i Columbus Crew. Fino a quel momento erano noti soprattutto per una tifoseria quasi “europea”, molto diversa da quelle tipicamente statunitensi, e per Timber Jim, un simpatico tifoso che seguiva le partite dotato di sega elettrica, pronto a segare un pezzo di un grande tronco dopo ogni gol della squadra (ora Timber Jim è in pensione, al suo posto c’è un certo Timber Joey).
Abbiamo scritto Columbus Crew? Siamo contenti che abbiano perso. In molti pensavano che il loro vecchio stemma avesse un significato sociale, e invece…
… invece intendeva simboleggiare la volontà di lavorare duro, come un vero team. Insomma, dei falsi proletari. E pure con un logo (sì, in questo caso possiamo usare tale parolaccia) orrendo.
Questo stemma e il club che lo porta sul cuore non hanno bisogno di presentazioni o di un breve riassunto storico. Nonostante a prima vista ci sia ben poco di proletario nell’emblema dei Gunners, non tutti sanno che il cannone simboleggia il Royal Arsenal, fabbrica di armi e munizioni dove lavoravano gli operai che fondarono il Dial Square, oggi conosciuto come Arsenal FC. Non un richiamo bellicoso alla pericolosità della squadra, dunque, ma il segno che nacque grazie ai lavoratori dell’industria militare.
Proseguiamo con una società sconosciuta ai più, l’SC Veendam olandese.
I Kolonisten si sono sciolti per debiti nel 2013 e fino al 2011 avevano esibito un altro stemma, ma per due anni hanno potuto orgogliosamente portare in giro questo capolavoro di arte concettuale. La carriola al centro è carica non di mattoni, come si potrebbe pensare al primo sguardo, bensì di blocchi di torba; la zona di Veendam è infatti nota fin dal XVII secolo per la ricchezza di torbiere, vero e proprio simbolo locale. Perfino il Veenkoloniaal Museum ha una sezione dedicata all’estrazione della torba. Il giocatore più celebre della storia dell’SC Veendam è senza dubbio Dick Nanninga, che segnò il gol del momentaneo pareggio nella finale della Coppa del Mondo 1978 tra Olanda e Argentina, poi vinta per 3-1 dai sudamericani ai supplementari.
Ed eccoci arrivati all’ultimo stemma operaio di questa carrellata. All’inizio del pezzo abbiamo specificato di non voler fare classifiche, ma un riconoscimento al Nazilli Belediyespor (Turchia) per l’emblema più assurdo è doveroso. Giudicate voi stessi.
Un melograno e dei fichi (il fico, a quanto sembra, è un albero tipico della zona); una fabbrica, anche se la città è famosa sopratutto per l’estrazione di lignite e cordite; ma soprattutto un tizio col fucile in mano che dà il benvenuto nella ridente Nazilli. Della squadra si sa solo che attualmente è dispersa nella terza serie turca, e a giudicare dallo stemma non proprio amichevole forse non è un male.
hjk Dicembre 15, 2015
Bellissimo!
Aggiungerei alla collezione l’elegantissimo logo stilizzato dei ferrovieri di Sarajevo
https://en.wikipedia.org/wiki/FK_Zeljeznicar_Sarajevo
Edoardo Molinelli Dicembre 15, 2015 — Post Author
Ciao, grazie mille (anche per il contributo)!
Molto bello lo scudetto dello Zeljeznicar, che avevo visto. Non l’ho inserito perché tra gli stemmi dei “ferrovieri” ce ne sono moltissimi con la ruota alata e ho deciso di non metterli, puntando su quei club che hanno inserito direttamente la locomotiva. Comunque molto elegante davvero.
Matteo Dicembre 15, 2015
In realtà, pensando alla PL, anche lo stemma del Manchester United, presenta una caratteristica simile a quelle presentate. Almeno penso 😀 . Ovvero la nave, che si porta dietro fin dal primo crest. Simbolo dell’attività mercantile della città, collegata al mare da un canale di 60 km circa. Per anni, direi decenni, è stato uno dei centri più importanti nel commercio proprio grazie al porto e al canale, che consentivano di “entrare” più addentro all’Inghilterra. Il tracollo arrivò con la seconda guerra mondiale e i massicci bombardamenti.
Edoardo Molinelli Dicembre 15, 2015 — Post Author
Ciao Matteo, da quanto ne so la barca è più che altro un simbolo dello Ship Canal, in ogni caso sicuramente si riferisce alle attività marinaresche di Manchester. Diciamo che ho puntato su stemmi più significativi, che mettessero in risalto la parte “operaia” del disegno… in quello dello United tale parte è francamente marginale.
Sicuramente il Regno Unito è una miniera di stemmi con riferimenti operai.
Enrico Novembre 24, 2016
E la mitica R del Lanerossi Vicenza?
Edoardo Molinelli Novembre 29, 2016 — Post Author
Non ci sono riferimenti operai 🙂
aaa Dicembre 28, 2016
ciao, purtroppo i Torpedo hanno una delle tifoserie più xenofobe e razziste dell’ intera russia
Edoardo Molinelli Dicembre 28, 2016 — Post Author
Dispiace, ma parlavamo solo dello stemma.
Giuseppe Settembre 16, 2019
Ciao buongiorno, bell’articolo. Non ci dovrebbe essere anche il West Ham, con i martelli dei cantieri navali?
Marco Odorici Dicembre 3, 2020
Stavo per fare la stessa domanda….
Complimenti per l’articolo!
Fabio Ottobre 17, 2023
Non so se siate ancora in attività, ma grazie per questo bellissimo articolo!