Minuto Settantotto

gente che si commuove con il diario di Bobby Sands e il gol di Sparwasser

Essere del nord e tifare la Repubblica d’Irlanda non è una scelta.

Eravamo tutti seduti in ufficio e stavamo guardando le qualificazioni all’Europeo 2016.

Lafferty segna l’1-1 all’Ungheria. Ho sobbalzato.

Va bene, forse ci sono state anche due o tre imprecazioni.

Un ragazzo nato a nord che non è felice per i successi dell’Irlanda del Nord, non è un po’ strano?

No, per niente. Non è strano perché io, ragazzo di Derry, ho a che fare con l’Irlanda del Nord tanto quanto ha a che farci una ragazza di Cork.

Guinness PRO12, Kingspan Stadium, Belfast 4/9/2015 Ulster vs Ospreys Northern Ireland's Kyle Lafferty celebrates scoring with manager Michael O'Neill Mandatory Credit ©INPHO/Presseye/Darren Kidd

Il goal di Lafferty che aggancia il pareggio con l’Ungheria nei minuti di recupero.

Mettiamo le cose in chiaro: non c’è nemmeno odio. Non provo nessun rancore verso la squadra di O’Neill e le imprecazioni erano soltanto in ambito calcistico, della serie “perché a noi Germania, Polonia e Scozia e a loro Romania, Ungheria e Isole Fær Øer?”. A guidarci era la semplice paura che in questo Europeo la faranno da padrona le “piccole” e noi non saremo tra quelle.

Sembra che tra irlandesi e nordirlandesi ci siano dei problemi di comprensione: noi non tifiamo la Repubblica d’Irlanda perché è una squadra migliore e più preparata, anche perché soprattutto negli ultimi anni lo è a malapena.

Non abbiamo scelto di tifare la Repubblica d’Irlanda per motivi politici – o almeno, la maggior parte di noi.

Non abbiamo scelto di tifare la Repubblica d’Irlanda neanche per qualche motivo nazionalistico o per una gara di “irlandesità”.

Si tratta solamente di un qualcosa che hai nel sangue, non lo hai scelto tu. Quando nasci in determinate comunità cresci in questo modo. L’Irlanda del Nord è solamente l’altra squadra, quella squadra di cui non ti deve interessare niente.

Non si tratta di un boicottaggio politico o nazionalistico e non è nemmeno perché non mi piaccia il loro calcio. Semplicemente non mi interessa e non ce la farei mai a guardare tutta una partita della nazionale di O’Neill.

Sono felice dei successi dell’Irlanda del Nord? Non lo so, non mi importa.

Certo, non mi dispero quando ottengono dei buoni risultati ma è la stessa sensazione di quando fa bene il Galles. Quando nella mia nazionale lo cose non vanno troppo male sono felice dei successi anche altrui ma adesso che l’Irlanda del Nord è molto vicina alla qualificazione agli Europei ed è molto probabile che l’Irlanda ne rimarrà fuori io non potrei mai essere contento e fare il tifo per il Nord. Loro non hanno niente a che fare con me.

James McClean e Darron Gibson.

James McClean e Darron Gibson.

A supportare la mia tesi ci sono anche i casi di James McClean (centrocampista del West Bromwich Albion) e Darron Gibson (centrocampista dell’Everton), entrambi nati a Derry ed entrambi giocatori della nazionale della Repubblica d’Irlanda. Hanno più volte affermato che l’idea di giocare per la nazionale nordirlandese non ha mai e poi mai sfiorato le loro menti. Loro sono irlandesi.

E come James e Darron la pensano la maggioranza delle persone a Derry perché non è il loro paese e non solo non ci giocherebbero e non la tiferebbero, ma non hanno neanche il minimo interesse a controllare i risultati a fine partita.

Se avessi saputo giocare a pallone ma le mie possibilità di giocare per la nazionale irlandese fossero state zero avrei accettato di indossare la casacca dell’Irlanda del Nord? Sì, probabilmente sì. Lo avrei fatto come lo fanno tutti quei ragazzi inglesi che scelgono di giocare per la nazionale irlandese. A quel punto mi interesserebbe giocare per una nazionale e poter provare a giocare un Mondiale o un Europeo anche se non è quella del mio paese. Non c’è niente di sbagliato in questo.

Ho un amico di infanzia che lavora in Germania per Adidas e l’altro giorno mi raccontava che aveva ricevuto come regalo dall’azienda un completino dell’Irlanda del Nord. “È veramente bello, lo uso sempre per il calcetto. Ti immagini però girarci per Derry?”.

Ecco, il punto sta tutto in quel “ti immagini girarci per Derry?”. Nessuno ti picchierebbe o ti appenderebbe per le gambe, ma è semplicemente qualcosa che non si fa.

Tempo fa, quando lavoravo a Belfast, ho vissuto per anni con un tifoso dell’Irlanda del Nord che era cresciuto ad un’ora da casa mia. Durante lo scandalo del goal di mano di Henry nel 2009 stavamo guardando la partita insieme, lui si mise a ridere e il giorno dopo attaccò una maglietta della Francia in ufficio.

Nessuno dei due è stato mai particolarmente impegnato in politica e nessuno dei due ha uno spiccato nazionalismo, questo è semplicemente il calcio.

Dove è nato lui si tifa Irlanda del Nord, dove sono nato io, 50 km più in là, la Repubblica d’Irlanda.

Non è stata una scelta.

E non lo sarà mai.

 

Articolo in lingua originale: qui

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