Ti ho visto interpretato da Michael Sheen, ti ho letto raccontato da David Peace, ti ho ammirato nel colpo di testa di Francis contro il Malmo e sono giunto ad una conclusione: io ti voglio bene, Brian.
La favola del Derby County, il sogno del Nottingham Forest e l’avventura con il Leeds la conosciamo un po’ tutti, quello che la gente spesso ignora è chi fosse Brian Clough una volta finito di urlare a Billy Bremner che al prossimo fallo sarebbe tornato a Doncaster a calci. Brian era un genio, un pazzo, un padre, un marito, un tiranno, un laburista, un tifoso del Derby, un amante del Forest, un anarchico, un insopportabile arrogante, un presunto omofobo, un alcolista, un amico fraterno, un determinato, un figlio di operai, una leggenda, uno che magari non era il miglior allenatore del mondo, ma con tutta sicurezza era nella top one.
Dove inizi la realtà e dove finisca il mito di Brian Clough, alimentato da libri, film, trofei, gradinate e statue, noi non lo sappiamo e magari neanche vogliamo saperlo. Quel che ci basta sapere è che tutte queste caratteristiche hanno dato vita ad uno dei personaggi più vincenti, carismatici e discusse del calcio mondiale.
Un paio di esempi su tutti: Archie Gemmil nel 1970 era praticamente un giocatore dell’Everton dopo 3 anni molto buoni a Preston. Piccolo inconveniente: lo voleva anche Brian Clough per il suo Derby County. Una parola data alla società dell’Everton e una dichiarazione alla stampa per Brian (ti chiamo Brian, posso?) non dovevano sembrare un problema insormontabile. Anzi, non erano proprio un problema. Nella villetta di Gemmil a Preston bussano alla porta. “Piacere, mi chiamo Brian Clough e sono l’allenatore del Derby County, la tua prossima squadra. Non me ne andrò di qui finché non avrai firmato il contratto per il Derby County, posso dormire sul divano? Sul tappeto sto scomodo”. Gemmil lì per lì pensò a uno scherzo, ma Brian su quel divano ci dormì davvero. Il giorno dopo Archie Gemmil si trasferì al Derby County.
Qua abbiamo il genio del calcio e della persuasione, uno degli aspetti più caratteristici della personalità di Clough oltre all’arroganza tipica di chi sa di potersela permettere: 1973, di fronte al Derby County di Brian Clough c’è la Juventus. I rapporti si fanno tesi fin prima della partita a causa della cassetta di Cagliari-Juventus richiesta dal Derby e mai arrivata in Inghilterra (“dall’Italia dicono che è fermo in dogana per uno sciopero dei doganieri, io penso che sia stato Boniperti a bloccarlo.”), ma durante la partita, viziata da un arbitraggio a favore dei bianconeri, Clough sbotta e segnerà per sempre i bianconeri nel taccuino dei nemici giurati. “Mister, una domanda per la stampa italiana?” “Non parlo con dei maledetti bastardi truffatori”, e passò oltre.
Il genio, il pazzo, il padre, il marito, il tiranno, il laburista, il tifoso del Derby, l’amante del Forest, l’anarchico, l’insopportabile arrogante, il presunto omofobo, l’alcolista, l’amico fraterno, il determinato, il figlio di operai e la leggenda Brian Clough oggi avrebbero compiuto 80 anni, se un tumore non se lo fosse portato via il 20 settembre del 2004. Qualche anno dopo durante un Derby County-Nottingham Forest, le due squadre della sua vita, tutto lo stadio si alzerà ad applaudirlo dopo che una sua foto fu proiettata su un maxi schermo.
Buon compleanno Brian, ti voglio bene.