Minuto Settantotto

gente che si commuove con il diario di Bobby Sands e il gol di Sparwasser

I problemi che ha causato il Leicester

Sia ben chiaro, il Leicester che vince la Premier League è una favola incredibile e nessuno avrebbe mai immaginato un epilogo così pazzo e romantico per il campionato più seguito d’Europa e del mondo. I bookmakers lo davano per spacciato dopo un’annata thriller in cui solo un finale gigantesco aveva salvato le Foxes dalla discesa in Championship, ma i giocatori guidati da Claudio Ranieri hanno letteralmente gettato il cuore oltre l’ostacolo compiendo il capolavoro calcistico più incredibile dell’epoca moderna, niente a che vedere con nessuna altra impresa. Fin qui siamo tutti d’accordo, ma emergono una serie di problematiche dopo la vittoria del Leicester di cui è bene parlare, non tanto per fare i fenomeni o i bastian contrari per forza ma per dire le cose come effettivamente stanno. In un mondo ideale non ce ne sarebbe bisogno, in Italia – la patria in cui, per dire, il fascismo è una goliardata – è d’obbligo cominciare a fare dei distinguo e a tracciare delle linee.

Minuto Settantotto fin dal principio si è schierato a favore del Leicester perché qualsiasi cosa spezzi un’egemonia è sempre ben visto, lo diciamo con un pizzico d’ironia ma anche parecchia serietà, e scusate se in questo pezzo siamo un po’ autoreferenziali. Vedere crollare il Manchester United, il Manchester City, il Chelsea, l’Arsenal uno dopo l’altro e vincere una squadretta che fino a qualche anno fa era in League One è stato emozionante. Attenzione però a ridurre il tutto a una favoletta da kolossal cinematografico americano, uno di quei film strappalacrime in cui sono tutti cattivi fuorché la squadretta che alla fine alza il trofeo. I problemi che emergono dalla vittoria del Leicester sono di diversa natura, possono ricollegarsi all’ambito tattico o sportivo ma anche a una sorta di sfera morale del calcio, o forse è meglio definirla culturale, e si sa che in Italia calcio e cultura difficilmente vanno d’accordo.

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Partiamo da un aspetto tattico, perché il Leicester ha giocato all’italiana e ha vinto all’italiana. Il modo di giocare delle Foxes, pur vincente, è indietro di parecchi decenni e riporta alla memoria Karl Rappan e Gipo Viani: il calcio del Leicester è fatto di puro catenaccio, imperniato su velocità nelle ripartenze e difesa agguerrita. Non a caso ha staccato le avversarie quando ha cominciato a non prendere nemmeno un gol a gara e a limitarsi al minimo indispensabile in zona gol, sorretto dall’annata di grazia dei giocatori là davanti. Senza nulla togliere a Ranieri, sia ben chiaro, ma non si può parlare di vero e proprio spettacolo anche perché si rischia una delle tante contraddizioni a cui porta il Leicester stesso: perché se Hiddink e Mourinho a Barcellona mettono undici giocatori dietro la linea della palla sono anti-calcio e se lo fa il Leicester è una favola? Si dirà che Ranieri ha altro tipo di giocatori, ma non è del tutto vero e il perché lo vedremo più avanti. In un’epoca in cui si esalta il Cholismo tocca dar ragione a Caressa: è un calcio fastidioso e brutto sebbene porti a risultati, ma catapulta indietro di venti-trenta anni. Paragonare il Cholo alla guerriglia poi è fuorviante e ignorante, ma quella è un’altra triste storia tutta italiana.

Il Leicester è il cosiddetto team of destiny, formato sì da giocatori perlopiù sconosciuti – sconosciuti a un certo tipo di calciofili, ovviamente – ma comunque ottimi elementi. Mahrez, Okazaki, Vardy, Kanté non avranno la patina da starlette da Real Madrid e forse nemmeno il procuratore giusto per finirci, ma sono giocatori di spessore. Poi capita l’annata giusta e quindi tutto passa in secondo piano. È sbagliato però parlare di un progetto Leicester, perché il vero progetto è quello del Tottenham o del Sassuolo: programmazione fin dall’inizio, continuità tecnica e dirigenziale e nessuno che si fa prendere dall’entusiasmo. Non ce ne vogliate per la perentorietà ma quello del Leicester più che progetto è culo.

E il rischio che molti giocatori adesso marcino su una stagione fatta bene è alto, andare a pescare in una squadra del genere può rivelarsi ambiguo perché non c’è la certezza che gli standard di questa annata possano essere replicati. Prendete Jamie Vardy, ha fatto senza ombra di dubbio la miglior stagione della sua carriera. Giocava nel Fleetwood Town e faceva l’operaio, adesso si gioca gli Europei con l’Inghilterra e la Premier in mano, la storia senza dubbio è da romanzo ma dovrebbe dirci molto sull’attuale livello della Premier League, campionato più sopravvalutato d’Europa e gonfiato da bolle speculative come non mai (per gli interessati, consigliata la lettura di Gol di rapina di Pippo Russo): se in Inghilterra fa la differenza un ex operaio e dilettante, qualcosa vorrà pur dire per il calcio inglese.

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E a proposito di calciomercato è bene collegarsi al mondo della stampa italiana, che adesso inizierà a tirar fuori nomi di italiani per il Leicester del futuro: se Ranieri ha costruito una squadra vincente senza mai guardare verso il nostro campionato, viene da chiedersi perché dovrebbe farlo ora. Come al solito ci sono giornalisti convinti che il nostro calcio sia il migliore d’Europa e che quindi sia lecito aspettarsi le sirene della squadra del momento. Meglio rimanere concentrati sulla splendida lotta per il decimo posto, non sia mai che ci perdiamo le spumeggianti ultime tre giornata di campionato dove tutto è già scritto.

Se si parla di Ranieri e di stampa italiana allora si arriva a uno dei più grandi problemi nati dalla vittoria del Leicester, la beatificazione dell’allenatore romano. Fate questo esercizio, andate sulle bacheche dei vostri amici che lo idolatrano o su quelle dei giornalisti leccaculo, o magari leggete qualche loro pezzo di quando Ranieri allenava la Roma o la Grecia. I nostri media sono capaci di veroniche degne del miglior Ezio Vendrame, professionisti senza la benché minima traccia di spina dorsale pronti a considerare Ranieri il nuovo Messia. Quando era all’Inter era finito, quando era alla Juve era inadatto, adesso è meglio di Ferguson. Chi scrive ha sempre tenuto poco in considerazione il Ranieri allenatore quanto il Ranieri uomo, che non si è mai scomposto e ha dimostrato una grandissima umanità pure nei momenti più difficili (vedi l’anno di Cagliari, per motivi extracalcistici). Ranieri ha sempre avuto la sfortuna di arrivare in una squadra nel momento peggiore: l’Atletico Madrid di Gil, il Chelsea del primo Abramovic, la Juventus post-Calciopoli, l’Inter nell’annata più bizzarra degli ultimi dieci anni, la Grecia in default, il Monaco di Mendes che vuole solo portoghesi fidati. Si è preso la sua rivincita e lo ha fatto senza eccessi, da vero e proprio signore qual è. Non ha giocato il miglior calcio di sempre, ma è rimasto coerente con se stesso senza marciare troppo sul momento magico dei suoi. Si è dimostrato più intelligente lui a non montarsi la testa che tutti quei ruffiani seduti davanti al pc in alcune redazioni importanti.

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I giornalisti di cui sopra – bene ripeterlo: tutti italiani – inizieranno adesso la loro campagna di paraculaggine indiscriminata e per certi versi indiretta. Aspettatevi l’etichetta di nuovo Leicester per qualsiasi cosa e aspettatevi pure una gara a chi lo usa per primo. L’Empoli dopo tre giornate è in testa alla Serie A? Nuovo Leicester! Una squadra di basket vuole fare tanking e invece si trova prima in classifica? Nuovo Leicester! Un candidato vince inaspettatamente la corsa a sindaco? Il Leicester della politica! Fidatevi, succederà. Migliaia di paragoni inutili e sbagliati perché, c’è da metterci la mano sul fuoco, verrà confusa la straordinarietà (o l’unicità) del successo del Leicester con i programmi e i progetti di molte squadre, come spiegato qualche riga sopra. Il sensazionalismo mediatico ha rotto un po’ le palle, il Leicester – non per colpa sua, logico – non fa altro che acuire questa corsa all’epicità della stampa e tv italiana, caduta in basso irreversibilmente ma convinta di essere ancora ai livelli di Brera solo perché basta citarlo. Sarà tutto un democristiano fiorire di leccate di culo, di strizzatine d’occhio, di giochi di parole e frasi pseudo-divertenti: un patetismo globale nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.

Forse ve ne sarete accorti, adesso il Leicester ha fatto diventare tutti esperti di calcio. Non c’è anima viva che non abbia detto la sua sul “miracoloso” Leicester, persino Matteo Renzi ha voluto spararla su Twitter giusto perché evidentemente aveva un po’ di tempo libero. Ora chiunque è avvolto da questa visione melensa e patetica di calcio in cui Davide ha la meglio su Golia, che in pratica è lo scalino evolutivo che sta leggermente sopra la condivisione a manetta dei post di Camorra & Love su Facebook, per dire. Sono tutti bravi, Ranieri è dio e io posso senz’altro dire la mia sulla vicenda nonostante lo chiami ‘Leisester’ e a malapena sappia che lo Stoke City è una squadra di calcio, ma che ci volete fare, stravedo per questo manipolo di pazzi e di eroi capitanato dal sempre ubriaco Jamie Vardy: una cosa del genere potremmo aspettarcela da Veltroni, non da chi realmente apprezza il calcio, abbiate pazienza.

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La cultura calcistica è caduta in basso, dicevamo, e la colpa è dei media ma anche di chi va dietro a queste stronzate. Date per buone le cose che vi dicono le pagine di calcio ignorante sui social network e finirete per trovarvi a essere esperti di calcio così come uno che guarda Forum è esperto di diritto. In Italia siamo stati capaci anche di rovinare con delle favolette inventate di sana pianta (vedi Vardy ubriaco con Mahrez sotto casa di Ranieri o le false dichiarazioni post squalifica sempre di Vardy) il momento di gloria di una squadra che mai più ritoccherà le vette di quest’anno, o almeno non lo farà più in questo modo incredibile. Ancora una volta è bieco sensazionalismo da sprovveduti, gente che parla di calcio solo perché ha sentito dire che Kanté è un centrocampista completo. Nessuno sa in realtà niente del Leicester e gli italiani si sono voluti in ogni modo appropriare di una realtà non loro giusto per aggrapparsi a qualcosa, abituati come sono a darsi per vincenti tutta la stagione. Poi arriva maggio e pur di festeggiare qualcosa si festeggia anche il Leicester. Poi, per l’amor di dio, sicuramente è bello fare le macchinate per andare in Inghilterra a far casino, ma un conto è celebrare il Leicester, un altro è celebrare se stessi. Citiamo Nanni Moretti: parlo mai di cose che non conosco?

Infine, basta dire che è una favola operaia. Ammesso e non concesso che il calcio operaio non lo si trova nei grandi palcoscenici, è un errore madornale parlare di “Leicester operaio”. Siccome Vardy ha fatto l’operaio allora, per una metonimia ancora non ben spiegabile, pure le Foxes sono operaie, ma non c’è niente di più sbagliato. Il presidente è un magnate dei duty free, e come Minuto Settantotto ha avuto modo di far notare tempo fa non risulta che i suddetti duty free siano frutto di un azionariato popolare. Di certo è una favola e qui ci siamo, riuscire a battere i colossi del calcio inglese è senza dubbio entusiasmante ma bisogna comunque far presente che il signor Vichai Srivaddhanaprabha ha aperto i rubinetti in modo pesante e ha risanato il Leicester in soli cinque anni con un giro di soldi tutt’altro che operaio. Ancora una volta Nanni Moretti in soccorso: le parole sono importanti, ergo il Leicester non è operaio come si crede. Per quanto possa essere bello pensarlo, Huth e Morgan non faranno mai trionfare la giustizia proletaria.

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Se però volete continuare a esaltare Ranieri anche se a inizio anno lo consideravate un perdente, se volete ironizzare ancora su Drinkwater per avere più like sulla vostra pagina (c’è chi lo fa, date retta), se pensate che andare in piazza a tifare Leicester occasionalmente sia la cosa più giusta da fare, allora siete liberissimi di fare tutto ciò e di non dare adito a concetti che in molti ritengono da cineclub o da circoli di nicchia. Con buona pace di un certo pensatore di Treviri potete anche continuare a chiamare operaio questo Leicester che in fondo ha avuto solo la colpa di vincere un campionato e di compiere un’impresa titanica.

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2 Comments

  1. Francesco Cielo Maggio 16, 2016

    Salve,sono Francesco dalla provincia di Verona.Ottime considerazioni sulla vittoria del Leicester City.I media italiani come al solito sono banali e privi di memoria storica!!! Nel paradossale entusiasmo per la vittoria delle Foxes il “saccente” Lippi che per quanto riguarda le vittorie di “culo” è uno che se ne intende sbotta:”solo un tecnico italiano poteva raggiungere un traguardo simile……”ma sta zitto Signor Lippi!!! A mio modesto parere cheche se ne dica i sottovalutati Clough con il Nottingham Forest e Rehhagel con il Kaiserslautern e poi la nazionale greca hanno compiuto imprese maggiori. Entrambi dalla seconda divisione e subito vincenti e in più Brian Clough annovera in fila due Coppecampioni e il “buon” Rehhagel una volta arrivato alla nazionale ellenica le fa vincere l’Europeo battendo due volte i padroni di casa del Portogallo addirittura in finale!!!!! Sarà pure un torneo breve e più semplice ma far vincere l’Europeo alla Grecia……beh è una impresa per quanto riguarda le nazionali!!!!! Siamo sempre i soliti noi italiani….in tutte le imprese cerchiamo ottusamente qualcosa di “nostro” per esaltarci a dismisura……tralasciando che il Leicester City è una squadra inglese senza giocatori italiani,e fino a prova contraria penso che in campo vanno comunque i giocatori non il tecnico!!!!, e il proprietario è tailandese…..non ho parole!!!

    ciao Francesco

    • Edoardo Molinelli Giugno 8, 2016

      Hai perfettamente colto il punto, Francesco. Grazie mille del contributo!

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