Minuto Settantotto

gente che si commuove con il diario di Bobby Sands e il gol di Sparwasser

Guida agli stemmi della classe operaia/3: l’Africa.

Pensavate che il nostro viaggio tra gli stemmi operai (qui la prima parte) si fosse concluso con il climax della DDR (Ostalgie canaglia)? Vi sbagliavate di grosso! Il nostro viaggio nei simboli calcistici che omaggiano la working class oggi ci conduce alla scoperta di un intero continente: l’Africa.

Cosa sappiamo, nella nostra confortevole Europa, del calcio di club africano? Al di là degli sparuti appassionati e dei nerd che conoscono anche le riserve della squadra under 18 dell’Ajesaia di Antananarivo, la nostra conoscenza è in gran parte limitata, soprattutto se parliamo degli stemmi delle squadre. Un campo che, come saprete, ci è particolarmente caro e che da tempo stiamo esplorando per ricercare quei crest, per dirla all’inglese, che mostrano apertamente l’origine working class dei propri club.

Ciò che vi proponiamo è un percorso breve ma significativo tra gli stemmi operai del Continente Nero, consapevoli del fatto che molti altri rimangono ancora da scoprire. Per facilitare la consultazione abbiamo diviso l’articolo in sei sezioni, ognuna delle quali dedicata a un particolare settore lavorativo. Buona lettura!

AGRICOLTURA

13 campionati, 5 coppe nazionali e il privilegio di aver avuto nelle sue file l’immenso George Weah: l’Union of Invincible Eleven & Majestic Sports Association Inc. di Monrovia, più semplicemente Invincible Eleven, è il principale club calcistico della Liberia insieme al Mighty Barrolle.

Non conosciamo l’origine storica dello stemma, nel quale appaiono una carriola con un pallone (e una cosa che potrebbe essere tanto una palla da basket quanto un frutto a caso), una zappa, una vanga e una palma. Weah giocò negli Invincible Eleven nella stagione 1986/87, realizzando 24 gol in 23 partite, mentre l’anno prima fece parte del Mighty Barrolle dove siglò 7 reti in 10 partite. Ecumenico, come si addice all’attuale presidente della Liberia.

Spostiamoci in Sudafrica per conoscere l’Idas Valley AFC, una squadra che, da quanto abbiamo capito, ha solo formazioni giovanili (o comunque gioca a un livello infimo del sistema calcistico sudafricano).

Nello stemma c’è l’immancabile vanga, accompagnata in questo caso da due bei fragoloni maturi. Il motivo? Stellenbosch, città di cui Idas Valley è un sobborgo, è rinomata per la produzione di quei gustosi frutti (anche se l’attività agricola più celebre della zona è senza dubbio la viticoltura). Un altro motivo per visitare Stellenbosch è la tipica architettura Cape Dutch, lo stile coloniale olandese del Capo.

L’Office du Niger è (citiamo) “un ente semi-pubblico, retaggio coloniale, che si occupa dei sistemi di irrigazione e di fornire supporto alle attività agricole” nel Mali. Dal 2011 quest’agenzia governativa ha una propria squadra di calcio, al momento attiva a livello regionale, che ha come stemma il simbolo dell’Office, dove campeggiano un pomodoro e una cipolla.

Il club ha sede a Ségou, l’antica capitale dell’impero Bambara, città nota anche per la grande presenza di alberi di acacia albida, detti balanzan. Wikipediata che ci sta tutta: “secondo una leggenda locale, a Ségou ci sono 4.445 alberi di acacia albida, uno dei quali è il misterioso albero mancante che nessuno sa dove si trovi”. Noi non abbiamo capito bene cosa sia quest’albero, ma se capitate a Ségou sapete cosa fare.

Molto interessante lo stemma del Masaka Local Council FC, club ugandese scomparso nel 2015 per problemi finanziari dopo aver raggiunto la massima serie nel 2000.

Il trattore è il vero punto di forza del disegno, mentre alla sua destra dovrebbero esserci dei chicchi di caffè, anche se non ci sentiamo di escludere l’ipotesi che si tratti di mais (Masaka è nota sia per le piantagioni di caffè che per quelle di granturco). Uno dei migliori giocatori ugandesi degli ultimi anni, Tony Mawejje, si è formato nel vivaio del Masaka LC; oggi gioca nell’Al-Arabi SC kuwaitiano dopo un’onesta carriera spesa tra Islanda, Norvegia e Albania.

FERROVIE

In Europa i club fondati dai lavoratori delle ferrovie sono moltissimi, soprattutto nell’Est. In Africa le linee ferroviarie sono ancora poco sviluppate, con intere nazioni praticamente sprovviste di collegamenti importanti via treno, e anche le squadre calcistiche collegate a questo settore sono poche.

Il Clube Ferroviário da Huíla, in Angola, ha un “crest” vecchio stile notevole, formato da un acronimo con un elegante font retrò e da una locomotiva stilizzata (e alata) assai fascinosa. La squadra, che nella sua storia ha vinto due coppe d’Angola negli anni ‘80, attualmente è dispersa nelle serie minori. Gioca nella città di Lubango, famosa per l’altitudine (si trova a più di 1700 metri sul livello del mare) e per la statua del Cristo Rei, ispirata al Cristo Redentore di Rio de Janeiro.

In Mozambico, contrariamente a quanto scritto prima, di club di ferrovieri ce ne sono a bizzeffe. Nascono tutti come “filiali” del Clube Ferroviário de Maputo, la capitale, fondato nel 1924 dal Caminhos de Ferro de Moçambique, l’azienda statale delle ferrovie mozambicane.

Con 10 vittorie il Clube Ferroviário de Maputo è la squadra più vincente della Moçambola, il campionato nazionale, e come detto ha dato vita a una lunga serie di club gemelli (tra i quali spiccano il Clube Ferroviário de Nacala e il Clube Ferroviário de Nampula) con stemmi tutti simili. Per questo abbiamo deciso di inserire solo quello del predecessore.
Trivia (sempre legato alle ferrovie): la stazione dei treni di Maputo nel 2009 è stata indicata da Newsweek come la più bella dell’intero continente africano e una delle più interessanti del mondo; l’edificio viene spesso attribuito a Gustave Eiffel, ma in realtà è opera degli architetti portoghesi Alfredo Augusto Lisboa de Lima, Mário Veiga e Ferreira da Costa.

PETROLIO

Tutti e tre gli stemmi di questa sezione appartengono a squadre dell’Angola, primo produttore africano di petrolio. Lasciando da parte i discorsi sul capitalismo predatorio (che vede i cinesi in prima fila ma in buona compagnia, anche dell’ENI), è evidente come l’oro nero rappresenti la principale fonte di ricchezza del paese e, conseguentemente, il settore che condiziona gran parte della sua vita pubblica, calcio compreso.

Il primo stemma è quello dell’Académica Petróleos Clube de Lobito.

La squadra fu fondata nel 1970 con il nome di Académica da Chilimba, ma nel 1981 strinse un accordo di sponsorizzazione con l’industria parastatale Sonangol, che controlla l’estrazione del greggio, e assunse la denominazione attuale. Non è certamente una potenza del calcio angolano e il suo massimo risultato è un secondo posto nella Girabola (massima serie) del 1999. Lobito, in compenso, è il principale porto del paese.

Porto importante, il maggiore del nord dell’Angola, è anche Soyo, dove gioca l’Académica Petróleo Kwanda Soyo. La squadra è attualmente dispersa nelle serie minori e non ha mai vinto una mazza, lo stemma ci è però sembrato piuttosto elegante, anche se quel pallone a mezz’aria non ha molto senso.

Tutt’altra storia sportiva ha invece l’Atlético Petróleos de Luanda, detto anche Petro Atlético, il club più vincente della Girabola con 15 titoli. Fondato nel 1980, il Petro fino al 2016 ha avuto come stemma un’originale combinazione di una torre di perforazione, due frecce e cinque cerchi (olimpici? Boh); oggi quest’opera simbolista è stata sostituita da un orrendo logo a triangolini multicolore che probabilmente è opera del figlio di 7 anni del presidente.

Come saprete, Luanda è la capitale e la principale città dell’Angola. Come forse non saprete, è anche il terzo insediamento lusofono più popoloso del mondo dopo San Paolo e Rio de Janeiro (se non è vero prendetevela con Wikipedia). Lo stadio di casa del Petro, l’Estádio Nacional 11 de Novembro, ha ospitato la finale e molte delle partite dell’edizione 2010 della Coppa d’Africa disputata in Angola.

MINIERE

L’Africa, come ben sappiamo, è ricchissima di metalli e materie prime di ogni tipo che affaristi e capitalisti assortiti sfruttano senza ritegno. Considerato anche il legame molto stretto tra il calcio e i i minatori, risulta del tutto naturale la grande quantità di stemmi della working class mineraria che abbiamo individuato.

Due di essi vengono dal Botswana, terra dove abbondano i diamanti ma non particolarmente nota per il calcio: ha disputato un solo torneo internazionale, la Coppa d’Africa 2012 (chiusa con tre sconfitte in tre partite nel girone), e il suo miglior giocatore di sempre è Diphetogo “Dipsy” Selolwane. Chi? Appunto.

Del Letlapeng SC di Ramotswa sappiamo solo che in passato giocò nella Botswana Premier League.

Notizie del 2018 lo danno ritirato dalla South East Regional League, quindi presumibilmente dovrebbe essere fallito. Resta lo stemma a imperitura memoria, e in effetti non è niente male. Da notare soprattutto il motto “Rock of ages”, incidentalmente musical e film di un certo successo.

Milita invece in seconda divisione il Nico United, che gioca nella città di Selebi-Phikwe, ricca di miniere di rame e nickel. Lo stemma è uno dei più terrificanti mai visti, ma possiamo affermare con una certa sicurezza che nel pentagono al centro del pallone c’è la torre di una miniera (o almeno così pare).

Lo United ha vinto due coppe nazionali nel 1986 e nel 1987 e ha ottenuto un secondo posto in Premier League nel 2012/13. Se siete appassionati di corsa fate un salto a Selebi-Phikwe, dove si tiene la principale maratona del Botswana; la prossima edizione della Phikwe Marathon sarà il 14 settembre.

Se in Botswana sono i diamanti a farla da padrone, in Ghana è l’oro la principale risorsa estratta dall’industria mineraria locale. Nello stemma delle Bibiani Gold Stars i lingotti sono in bella mostra, accompagnati sul lato destro da vari attrezzi (tra cui una mazza e una sega). Il club è stato fondato nel 1998 e milita nella seconda serie ghanese.

In Zambia l’attività economica più rilevante è senza dubbio l’estrazione del rame, materiale che rappresenta il principale prodotto da esportazione del paese. E legato a doppio filo con questo settore, come mostra chiaramente il suo stemma, è anche il club più prestigioso e vincente del calcio zambiano, il Mufulira Wanderers.

Fondato nel 1953 dai minatori di Mufulira, città che sorge all’interno della regione mineraria del Copperbelt, nel corso della sua storia ha vinto 50 trofei (tra cui 9 campionati nazionali) e ha raggiunto – primo club zambiano – due semifinali continentali, una di Coppa dei Campioni e una di Coppa delle Coppe. Nel nuovo millennio la squadra è andata incontro a una grossa crisi economica (simile a quella che ha travolto il mercato del rame): non vince nulla dal 1997 ed è stata confinata dal 2006 al 2015 in seconda divisione, dov’è tornata nel 2017. Il prossimo torneo vedrà invece i Wanderers in massima serie grazie alla promozione nel campionato 2018.

Originari della regione del Copperbelt sono anche i Mining Rangers di Kitwe, terza città per abitanti dello Zambia e importantissimo centro per l’estrazione di rame e smeraldi.

I Rangers sono stati promossi in seconda divisione nel 2017, ma non ci sono notizie recenti su di loro e ipotizziamo che siano retrocessi. All’interno dello stemma spiccano due picconi stilizzati, non è il più accattivante del lotto ma di certo rende bene l’idea.

Anche se non è particolarmente noto per le sue miniere, l’Egitto fin da tempi remoti ha una notevole attività estrattiva, in particolare di ferro, rame e oro. L’Al Nasr Lel Taa’den SC gioca nel gruppo A della seconda divisione egiziana ed è la squadra dell’omonima compagnia mineraria che ha sede a Edfu.

La città custodisce un meraviglioso tempio di Horus, uno dei meglio conservati dell’intero Egitto, che fu dissepolto dal celebre archeologo Auguste Mariette (fondatore del museo egizio del Cairo) ed è famoso per le grandi statue in granito nero che raffigurano il dio-falco.

Chiudiamo questa sezione con una chicca davvero particolare. Anche se non svolgono un’attività mineraria in senso stretto, i lavoratori delle saline utilizzano pale e picconi come i loro colleghi che scavano sottoterra; il loro è un mestiere tanto duro quanto antico, svolto in condizioni proibitive e spesso per paghe misere. Pedra de Lume, nell’isola di Sal (Capo Verde), è un villaggio celebre per le saline situate nel cratere di un vulcano estinto, e l’estrazione del sale vi è praticata fin dal 1700. Tutto ciò si riflette sullo stemma dello Sport Club Verdun, dove risaltano gli attrezzi dei salinai; molto belle anche le scritte TrabalhoDesportoUnidadeProgresso (lavoro, sport, unità, progresso), veri punti di riferimento della classe operaia.

INDUSTRIE E SQUADRE AZIENDALI

Iniziamo questa sezione con un club del Malawi, piccolo stato dell’Africa meridionale i cui abitanti sono considerati tra i più accoglienti e calorosi del continente (il soprannome del paese è infatti The Warm Heart of Africa).

L’EPAC United di Lilongwe, la capitale, fino allo scorso anno sfoggiava questa interessante ciminiera stilizzata sulle proprie maglie (non sappiamo però il motivo per cui la fabbrica sia stata inserita nello stemma).

Dicevamo fino all’anno scorso, perché il club è stato “sacrificato” sull’altare degli interessi politici: il CIVO United FC, altra squadra di Lilongwe ben più prestigiosa (e soprattutto governativa), è retrocesso dalla TNM Super League, ma per evitare l’imbarazzo di un club statale in seconda divisione è stato deciso di effettuare una fusione con l’EPAC, che è in pratica scomparso. La squadra ora si chiama Civil Service United e della fabbrica non c’è più traccia.

Lubumbashi, il secondo centro per abitanti e importanza della Repubblica Democratica del Congo, è la casa di molti club congolesi, tra cui il celebre TP Mazembe che contese all’Inter la Coppa del mondo per club del 2010. Tra le varie squadre della città che giocano nella Linafoot, la massima serie, c’è anche il Lubumbashi Sport, il cui soprannome (Kamikaze) fa bella mostra di sé al centro di uno stemma che, in realtà, c’entra poco con quel termine.

Il Congo è uno dei centri minerari più importanti dell’Africa (il 3% del rame e la metà del cobalto mondiale sono estratti qui) e a Lubumbashi si trovano tutte le principali compagnie minerarie. Probabilmente la fabbrica rappresentata sullo stemma ha un legame con questo settore.

Spiagge da sogno, natura incontaminata e uno dei vulcani più attivi del mondo: l’isola de la Réunion è un vero paradiso terrestre, se riuscite a ignorare le colate di lava del Piton de la Fournaise. Anche in questo remoto insediamento umano, dal punto di vista politico dipartimento francese d’oltremare, si gioca ovviamente a calcio. Nella massima serie dell’isola milita l’Union sportive Sainte-Marienne, campiona nazionale nel 2013, il cui stemma (non troppo vagamente ispirato a quello del Barcellona) combina un pallone, un aereo e il profilo di una fabbrica con la ciminiera accesa.

In effetti a Sainte-Marie, dove gioca la squadra, si trova il principale aeroporto de la Réunion, il Roland Garros (sì, proprio l’aviatore a cui è dedicato l’Open di Francia di tennis), mentre non siamo riusciti a identificare l’azienda; potrebbe trattarsi del birrificio Brasseries de Bourbon, ma non ne siamo certi.

Siamo sicuri che il prossimo stemma è più unico che raro nel panorama del football internazionale: quale altro club poteva vantare un secchio di vernice e un pennello come simbolo, nonché un soprannome quale “The Painters”?

Stiamo parlando del Sadolin Paints FC di Bugembe (Uganda), club che fino al 2017 militava in prima divisione ed è attualmente in serie B. Purtroppo dopo la retrocessione la squadra ha perso la sponsorizzazione dell’azienda Sadolin Paints (e di conseguenza anche lo stemma) ed è stata rinominata Kansai Plascon FC.

La Sugar Corporation of Uganda Limited è un’impresa parastatale che produce zucchero e ha una propria squadra di calcio, la SCOUL FC. Le ultime notizie sul club riguardano la retrocessione dalla Super League nel 2002 e la minaccia dell’azienda di togliere la sponsorizzazione, cosa che ipotizziamo possa essere accaduta.

Intristiamoci un po’: l’Uganda è uno dei tre stati che si dividono il Lago Vittoria, il più grande dell’Africa. Il lago fino agli anni ‘50 era un’oasi di biodiversità, ma l’introduzione forzata del pesce persico del Nilo, una delle specie ittiche più infestanti del mondo, ha distrutto per sempre il fragile equilibrio che vi si era creato e minato alla base la vita delle persone che abitano le sue rive. Le terrificanti conseguenze di quella decisione scellerata, presa (ça va sans dire) per interessi economici, sono narrate con incredibile crudezza nel documentario L’incubo di Darwin: guardatelo se volete perdere ogni definitiva speranza riguardo alla razza umana.

Per riprendersi da una mazzata del genere servirebbe almeno un litro di birra. In mancanza di una pinta, però, potete tirarvi su con un caffè forte etiope, simbolo stesso dell’ex colonia italiana. L’Ethiopian Coffee Sport Club di Addis Abeba è stato fondato nel 1976 dalla National Coffee Trading Corporation; oggi non è più di proprietà dell’azienda statale del caffè, ma ha mantenuto colori, denominazione e stemma.

Con due vittorie in campionato e 5 coppe nazionali è una squadra di buona tradizione, seppur non paragonabile con i rivali cittadini del San Giorgio, che peraltro ci sono particolarmente simpatici in quanto oppositori dei fascisti durante l’occupazione.

Passiamo ora a due squadre aziendali che provengono dall’Egitto. Il primo stemma che vi proponiamo è quello dell’Abu Qir Fertilizers SC, club di proprietà di un’azienda produttrice di fertilizzanti. La squadra gioca ad Alessandria e milita in Seconda divisione.

Il KIMA Aswan FC è invece la squadra dell’omonima azienda di Assuan che si occupa di prodotti chimici.

La città deve la propria fama al sito archeologico di Abu Simbel, una delle meraviglie dell’Antico Egitto. Quando il presidente Nasser decise di creare la diga di Assuan, cosa che avrebbe comportato la scomparsa di Abu Simbel, i templi del complesso furono tagliati, smontati e rimontati più in alto; dello straordinario trasloco furono protagonisti i cavatori di marmo di Carrara, Mazzano e Chiampo, che diressero gli oltre duemila uomini che lavorarono nel cantiere.

Dall’Egitto al Mozambico: il Grupo Desportivo de Incomáti ha deciso di utilizzare nel proprio stemma il profilo dello zuccherificio Tongaat Hulett di Xinavane, un piccolo centro a 80 km di distanza dalla capitale Maputo.

La coltivazione e la raffinazione della canna da zucchero costituiscono la principale risorsa economica della città, che peraltro viene difesa con onore dalla propria squadra. Il Grupo Desportivo de Incomáti gioca infatti nella massima serie mozambicana dopo aver vinto il girone sud della seconda divisione nel 2017.

Milita nella Moçambola anche il Grupo Desportivo e Recreativo da Textáfrica do Chimoio, fondato nel 1928 e campione nazionale nel 1976 (oltre a tre titoli coloniali pre-indipendenza). Il club è un’emanazione della Textáfrica di Chimoio, la capitale tessile del Mozambico; l’azienda fallì nel 2000 e chiuse definitivamente due anni dopo, ma stemma e nome della squadra non sono cambiati.

Secondo Wiki, Chimoio “viene descritta come una città dall’atmosfera più Zimbabwiana che Mozambicana”. Prendiamo per buona l’enciclopedia online e le sue frasi buttate lì; in ogni caso, la città fu sede di una grande base dello Zimbabwe African National Liberation Army di Robert Mugabe, distrutta completamente nel novembre 1977 dalle Rhodesian Security Forces nel corso dell’Operazione Dingo.

VARI

Torniamo in Botswana per parlare del Notwane FC di Gaborone, 3 volte campione nazionale (l’ultima nel 1998).

Lo stemma a una prima occhiata potrebbe sembrare di origine mineraria, ma in realtà raffigura due martelli da carpentiere incrociati; resta comunque davvero splendido, uno dei più belli di questa rassegna. Gaborone è la capitale del paese ed è anche la città in cui è ambientata la serie di romanzi The No. 1 Ladies’ Detective Agency del giallista scozzese Alexander McCall Smith, poi portata in TV nel 2008 da BBC e HBO. In Italia è stata trasmessa nel 2009, quindi non fate finta di non sapere chi sia Precious Ramotswe, la detective protagonista della serie.

Troviamo eccezionale anche lo stemma dell’Athletic Club Bongoville, squadra del Gabon che attualmente milita nella terza serie dopo la retrocessione del 2015/16.

Non pensiamo che ci sia una ragione specifica per la scelta dell’incudine e del martello, se non un generico riferimento alla forza e alla compattezza, ma resta comunque un design davvero accattivante. Trivia: Bongoville è così chiamata in quanto città natale di Omar Bongo, presidente (ah ah ah) del paese dal 1967 al 2009; ora a capo di tutto c’è il figlio Ali, anche lui sorta di monarca assoluto.

L’Agrosport de Monte Café, villaggio che si trova nell’arcipelago di São Tomé e Príncipe, ha deciso di piazzare una gru all’interno del proprio stemma.

Anche in questo caso dobbiamo ammettere la nostra ignoranza: il piccolo stato africano vive principalmente della coltivazione di cacao e caffè, e Monte Café (come indica il nome) è sede di una delle più antiche piantagioni dell’isola di São Tomé, dunque non si capisce bene cosa c’entrino le costruzioni. Il dubbio rimane. Vi farà piacere sapere che l’Agrosport milita nella massima serie saotomense, pur non avendo mai vinto nulla. Vi farà ancor più piacere sapere che São Tomé e Príncipe è il secondo stato più piccolo dell’Africa dopo le Seychelles, nonché il meno esteso tra quelli di lingua portoghese.

Sponsorizzati dalla società energetica Copperbelt Energy Corporation, i Power Dynamos FC di Kitwe esibiscono due tralicci dell’alta tensione nel loro stemma. Il club zambiano è senza dubbio uno dei migliori della Super League: non solo ha vinto 6 campionati e 7 coppe, ma è stato anche il primo dell’Africa meridionale a conquistare un trofeo continentale, la Coppa delle Coppe del 1991.

Il porto autonomo di Cotonou è l’unico del Benin e per questo risulta assolutamente imprescindibile per l’economia del paese; non c’è da stupirsi, dunque, che abbia anche una propria squadra di calcio, l’AS Port Autonome de Cotonou FC, campione nazionale nel 2010 e nel 2012.

Cotonou sembra avere un nome leggero e delicato, ma in lingua fon Kùtɔ́nû significa “imboccatura del fiume della morte”; la città è famosa, oltre che per il porto, anche per il mercato a cielo aperto di Dantokpa, il più grande dell’Africa Occidentale.

Ci teniamo a concludere con uno stemma particolarmente evocativo, perfetto per riassumere lo spirito e il significato di questa ricerca. Il simbolo del Clube 1º de Maio de Quelimane, squadra fondata nel 2009 e che milita nella seconda divisione mozambicana, sono due braccia che rompono una catena di fronte a un pallone, quasi un manifesto per il nostro sito.

Gli Operarios, questo il soprannome dei giocatori del club, difendono l’ennesimo stemma working class che è possibile trovare tra i club del Mozambico. D’altra parte, non potevamo aspettarci di meno da uno stato che ha adottato una bandiera in cui una zappa e un AK-47 (unica arma moderna presente su un vessillo nazionale) difendono un libro aperto.

Next Post

Previous Post

Leave a Reply

© 2024 Minuto Settantotto

Theme by Anders Norén